LA MUSICA SACRA NEL MEDIOEVO per le classi 2A, 2B, 2D

 LA MUSICA SACRA NEL MEDIOEVO

video YouTube:

"Inno a San Giovanni"

nascita della notazione musicale

Nel Medioevo l’abbazia non è solo la casa di Dio ma è anche il luogo di incontro dei fedeli.

In essa l’intero popolo vive i momenti più significativi della propria esistenza, qui si reca per trovare il senso della vita del singolo e della comunità, per ascoltare i sermoni del predicatore che descrive premi e castighi che ognuno riceverà nell’aldilà.

In questo periodo la vita ultraterrena è considerata più importante della vita terrena: quest’ultima infatti è ritenuta priva d’importanza rispetto a ciò che aspetta il buon cristiano quando, dopo la morte, passerà a “miglior vita”.

Ed è proprio questo disinteresse per la vita terrena ciò che si esprime nell’architettura sacra di quel periodo e più in generale nell’arte, musica compresa.

Le abbazie, le chiese, i monasteri eretti durante il Medioevo, dal VI al XII secolo, sono costruzioni piuttosto severe, prive di decorazioni e capaci di generare ancora oggi in chi le osserva impressioni di sobrietà e solidità.

L’edificio sacro ha il compito primario di ricordare la presenza di Dio nella storia degli uomini e di attirare l’attenzione verso il messaggio divino. È dunque semplice e austero per favorire la concentrazione del fedele nella preghiera.

Abbazie e monasteri sono dotati anche di biblioteche, dove i monaci amanuensi copiano le opere delle civiltà antiche, redigono nuovi libri, studiano e trascrivono in preziosi manoscritti le melodie dei canti sacri.

Oltre che un luogo di preghiera, l’abbazia è dunque anche un importante centro di sviluppo culturale.

Nel Medioevo la musica è un elemento molto importante nella preghiera e nella meditazione: essa accompagna ogni momento della liturgia, cioè l’insieme delle cerimonie e dei riti collettivi che scandiscono la vita religiosa. In breve tempo si sviluppa un importante repertorio di melodie destinate a questo scopo.

IL CANTO GREGORIANO

Durante il Medioevo all’interno di chiese e abbazie risuona il canto gregoriano, vale a dire la musica con la quale si esprime la religiosità dei fedeli nei primi secoli della cristianità.

Fin dalle origini della chiesa il canto ebbe una grande importanza nella vita religiosa delle comunità.

La parola cantata ha una grande importanza nella vita liturgica dell’epoca perché accompagna le preghiere (inni e salmi) recitate nei vari momenti della giornata è la celebrazione della messa (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei).

Alla fine del VI secolo Papa Gregorio Magno si occupò della selezione e conservazione dei canti più significativi, raccogliendo i testi in un libro l’Antifonarium.

Egli infatti fece compilare l’elenco dei canti a cui tutte le chiese cristiane dovevano attenersi dall’Italia alla Francia, dalla Spagna all’Inghilterra. Questi canti vennero chiamati “gregoriani” in suo onore.

Sono giunti fino a noi grazie all’opera di monaci amanuensi (che scrivevano a mano): essi li trascrissero, conservando e custodendo gelosamente le copie nelle biblioteche dei conventi, monasteri e abbazie.

Nato dalla recitazione delle preghiere, il canto gregoriano è molto simile a una declamazione.

Il ritmo è scandito dall’andamento del testo, che è in latino, la lingua ufficiale della Chiesa.

Ascoltiamo un esempio di canto gregoriano:

VIDEO: CANTO GREGORIANO

Come avete certamente notato, il canto gregoriano che abbiamo ascoltato è eseguito in latino da un coro di voci maschili e senza accompagnamento strumentale; in più si tratta di un canto monodico, in cui, cioè, tutti cantano un’unica linea melodica.

Tale melodia si snoda su note legate quasi sempre vicine le une alle altre, il ritmo segue l’andamento del testo; è poi interessante notare come la melodia sembri sempre ritornare su una nota, che può ben dirsi il pilastro fondamentale su cui si regge tutto il canto.

Le caratteristiche di semplicità e severità del canto gregoriano, consentono a questa musica di svolgere altre importanti funzioni, quali:

  • rendere solenne e autorevole il testo sacro, allo scopo di conferire maestosità e dignità alla preghiera;

  • favorire la concentrazione, aiutando i fedeli a raccogliersi nella riflessione e nella meditazione;

  • sviluppare il senso di comunione, consentendo alla comunità dei fedeli, per il fatto stesso di cantare tutti insieme, di sentirsi profondamente unita dalla stessa fede.

LE SCHOLAE CANTORUM E LA SCRITTURA NEUMATICA

Col trascorrere dei secoli il canto gregoriano si arricchisce e diventa più complesso.

Diversamente dai primi canti, che i fedeli potevano eseguire facilmente, il canto sacro inizia a richiedere esecutori sempre più abili, capaci di memorizzare melodie più lunghe e più difficili.

A questo scopo nascono le scholae cantorum, scuole specializzate nella formazione dei cantori, e la scrittura neumatica, un sistema di segni che permette di ricordare con maggior precisione la direzione delle melodie da cantare.

DAI NEUMI ALLA NOTAZIONE MUSICALE

La grande innovazione del Medioevo fu l’elaborazione della notazione musicale; essa infatti permise il passaggio dall’apprendimento mnemonico del repertorio gregoriano a quello per lettura cantata e favorì la trasmissione e la conservazione dei canti.

GUIDO D’AREZZO

Al Monaco Guido d’Arezzo, che visse fra il 992 e il 1050 circa, sono attribuite alcune importanti innovazioni nella teoria e nella pratica musicale, che egli applicò e sperimentò come insegnante di musica e direttore di coro:

  1. La sua più importante innovazione è senz’altro l’invenzione di un sistema di notazione realizzato con 4 righe parallele diversamente disegnate (due colorate e due incise sul foglio a secco) chiamato Tetragramma e l’uso di piccoli quadrati a rappresentare le note chiamati Notazione quadrata.

  2. Un’altra innovazione riguarda la nascita dei nomi delle note che lui prese dalle sillabe iniziali di sei versi dell’ INNO A SAN GIOVANNI, un inno le cui sei frasi cominciano ognuna con una nota posta in successione ascendente ottenendo la successione: ut re mi fa sol la.

Con l’eccezione della prima, trasformata poi in do, queste sillabe indicano tuttora i suoni della scala.

VIDEO STORIA DELLA SCRITTURA MUSICALE

                                                 LA LAUDA

Nel 1200, per opera di alcune confraternite, si diffonde la lauda, un componimento di carattere religioso-popolare in lingua volgare. Le laude venivano cantate durante le processioni e le preghiere.

Famoso è il “Cantico delle creature” di San Francesco d’Assisi.

Questa LAUDA nel 1972 è diventata anche una canzone per il film "FRATELLO SOLE SORELLA LUNA", cantata da Claudio Baglioni.

https://www.youtube.com/watch?v=uOXv0Ns1ylQ




Commenti